Nulla di tutto cio' in CACHE', in questa storia di un conduttore televisivo di impeccabili buone maniere oltre che di collaudati successi culturali (il film deve molto alla solita perfezione introspettiva di Daniel Auteuil) che viene destabilizzato nella propria sufficienza borghese (personale, familiare, professionale) dall'arrivo di certe cassette video che gli ricordano traumi infantili ritenuti rimossi. Una sorta di thriller, allora: ma che il regista organizza con un impiego del materiale filmico di notevole originalità. Un discorso che da personale si fa universale, dall'individuo si allarga alla società. Pure alla poltica, toccando il trauma dell'Algeria che i francesi si portano ancora appresso.

Ma tutta la violenza della protesta di Haneke si sublima nel non detto: di una perorazione morale che conduce a quello che è forse il capolavoro del regista austriaco. L'infilmabile di CACHE' è tutto interiorizzato, morale e personalizzato; come decuplicato nella propria efficacia all'interno di ogni spettatore. Che, a dispetto di una vita di certo perbene, tranquilla, realizzata, agiata, amata ( anche se forse non proprio pubblicizzata, come quella di un celebre presentatore televisivo) qualcosa da nascondere, non fosse che a sé stesso, non mancherà di portarsi appresso...